martedì 17 novembre 2020

Romanzo sul futuro.

 Riprendiamo dopo una pausa estiva la pubblicazione delle recensioni di libri sulla montagna. 

Il tema scelto, lo sviluppo turistico in montagna, è un argomento molto delicato e da decenni divide le persone che amano la montagna in due fazioni opposte che si possono riassumere con Pro e Contro il turismo di massa. Lungi dal ritenere di avere in tasca  la soluzione al dilemma, vorrei provare seppur alla lontana, ad affrontare  l'argomento.
Vivendo in un piccolo paesino di montagna, so quali sono le difficoltà che si affrontano quotidianamente per vivere a 1200 m di quota. Recarsi al lavoro a più di 25 km di distanza e a circa 700 m di quota più in basso impone levatacce mattutine che possono essere peggiorate solo dal fatto che in inverno a casa nevica e al lavoro piove e quindi ci si deve alzare ancor prima del solito per spalare la neve ed arrivare all'auto per poi  mettersi in strada e non sapere se si arriva a destinazione perchè magari una valanga ha interrotto il transito.  A rendere più difficili le cose ci sono anche l'isolamento forzato, la luce che va via a causa di una pianta caduta sui fili e la consapevolezza che pure d'estate sono sempre 20  i km che bisogna percorrere per arrivare alla farmacia, al supermercato, all'edicola, al negozio di scarpe, al cinema  e a tutto il resto. I servizi  mancano e  gli asili e la scuola sono sempre ai classici 20 km di distanza.  No, non è facile vivere in montagna. Ma se si vuole il contatto con la natura, con aria e acqua pulite, se si vuole fare una camminata tra pascoli e boschi senza utilizzare l'auto neanche per fare un km, se si vogliono i paesaggi incontaminati, se si vuole vivere in un ambiente dove, quando  hai bisogno di aiuto, tutti si fanno avanti, anche chi non ti parla da anni, e sopratutto se si vuole vivere dove rimane il cuore tra un fine settimana e l'altro e si è consapevoli dei disagi ai quali si va incontro, allora la vita in montagna, per lo meno su alcune montagne,  è quel che fa per noi. Poi c'è l'altra  montagna, quella che è talmente sfruttata turisticamente, tanto da diventare una sorta di città in quota in continua espansione, perdendo gran parte della poesia del viverci, ma dove la vita è un po' più facile perchè tutto è a portata di mano. A guardare un po' più lontano dal proprio proverbiale naso, c'è da porsi due  domande. La primariguarda il  come andrà a finire nei centri alpini quando non si sarà più posto per nuovi impianti, nuovi alberghi e nuove case? Forse c'è un momento in cui gli amministratori di questi comuni devono avere il coraggio di dire BASTA!! Basta a nuovi impianti, alle nuove case, ai nuovi alberghi, ai nuovi negozi, all'eterna rincorsa dell' "Io, centro turistico, offro a chi viene da me una cosa che tu, altro centro turistico, non hai!"  Però non conosco nessun posto dove finora sia stato pronunciato questo basta, e  la corsa continua. La seconda domanda è sul come saranno invece  i piccoli paesi che vivono solo delle proprie risorse e non hanno, o non vogliono avere, ricchezze territoriali da sfruttare a favore del turismo di massa? Io credo che posti come Cervinia, Madonna di Campiglio, Courmayeur, e i tantissimi altri centri alpini famosi,  non avendo il coraggio di dire quel basta menzionato prima, tra cento anni saranno ancora pronti ad ospitare le folle di turisti, mentre i  piccoli paesini, come quello dove abito,  che attualmente vivono un turismo di nicchia limitato a poche persone, magari emigranti che tornano sul suolo natio per le vacanze,  tra un secolo, ma anche meno, nella migliore delle ipotesi saranno abitati solo d'estate, o magari addirittura spopolati.

Tutta questa premessa per introdurre l'ultima fatica di Marco Sartori dal titolo Il mistero della montagna edito da Spunto Editori nel 2014. 


Ambientato nella Val Grande di Lanzo e più precisamente a Chialamberto negli anni 70 del secolo scorso, è un romanzo che ha tutti i personaggi del caso: c'è Arnaldo Defendini, ingegnere e imprenditore di successo che vuole portare il turismo invernale nel comune e che sogna la costruzione di piste da sci e di un abergo, il tutto con la speranza di riempire di denaro non solo le tasche degli abitanti della valle, ma anche, e sopratutto, le proprie; c'è Aurora la segretaria totalmente spaesata nell'ambiente naturale che si presta agli incarichi più strani per evitare un ipotetico licenziamento, ci sono il sindaco favorevole al cambiamento  e i compaesani tra i quali c'è anche chi non è convinto; c'è  l'oste che fatica a tirare avanti con l'unico albergo del paese diventato fatiscente e che spera in una ritrutturazione. C'è anche Findalo un ragazzo, quasi un folletto, che abita nei boschi della valle e li conosce alla perfezione,  personaggio un po' misterioso un po' fantastico che alla fine riuscirà a sistemare le cose; e infine c'è la Signora della montagna, che dona un che di magico a tutta la storia.

Sono 251 pagine dalla lettura molto piacevole che ricordano, seppure in maniera molto blanda, il dilemma che alcune località di montagna hanno dovuto affrontare in passato, quando  propio quella neve che fino al giorno prima li isolava dal mondo,  li avrebbe proiettati verso un domani dalla vita più facile, combattendo, almeno in parte, lo spopolamento del paese ma al prezzo altissimo della perdita della propria identità fatta di  antichi valori e centenarie tradizioni. 

Una cosa però non l'ho capita ed è il particolare rgiuardo che l'autore ha riservato a Defendini scrivendo sempre ingegnere con la i maiuscola, mentre segretaria, personaggio senz'altro più simpatico è sempre scritto minuscolo. Che sia un errore di battitura sfuggito al correttore di bozze o  fatto apposta per sottolineare l'importanza di un personaggio arrogante, ambizioso e senza scrupoli?

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