martedì 24 novembre 2020

Tre album di foto sulla val Mastallone.

Le antiche foto attirano sempre la curiosità di molte persone ed anche quelle che sono frutto del reportage di viaggio che Ugolino Fadilla, alias Adolfo Guallino, ha fatto partendo da Varallo fino a Macugnaga non sono da meno. Siamo quasi alla fine del XIX° secolo, e il Club alpino italiano,  che allora aveva sede a Torino, aveva indetto in collaborazione col Circolo dilettanti fotografi un concorso fotografico al quale parteciparono grandi nomi dell'alpinismo come Vittorio Sella, Guido Rey, e della fotografia come Vittorio Besso. Il concorso mirava all'allestimento di una grande esposizione fotografica che avvenne poi nel 1893. Tra i 28 espositori presenti nell'elenco ufficiale Adolfo Guallino non compare e nemmeno Ugolino Fadilla, ma quest'ultimo nome è presente nella relazione dell'evento comparsa su “La rivista mensile del Cai” n. 3 del 1893.  Qui è riportato che il Fadilla fu premiato con una medaglia d'oro nella categoria dilettanti, ottenuta unitamente ad una menzione speciale. Il premio gli fu assegnato dal Comitato per l’Esposizione  del Circolo dilettanti fotografi che aveva organizzato la mostra nei propri locali. Non si sa chi scelse l'editore per pubblicare le sue foto, che sappiamo furono stampate in tre volumi più un indice di didascalie  nel 1893 a Torino presso la Stamperia Reale Paravia,  la stessa che in quegli anni curava le pubblicazioni del Cai. Durante il lavoro di riordino della biblioteca sezionale mi sono trovata tra le mani l'opuscolo delle didascalie (sono 8 pagine compresa la copertina) e l'elenco delle 123 vedute mi ha incuriosito non poco. Dei tre volumi nella nostra biblioteca non c'è traccia, probabilmente sono scomparsi negli anni bui della sezione successivi alla seconda guerra mondiale, quando il materiale in uscita dalla biblioteca non era soggetto ad alcun controllo. Ho anche cercato sui principali data base di libri di antiquariato e non ne ho trovato traccia, e nemmeno nel mitico Perret (bibliografia di letteratura di montagna dai primi scritti fino al 1997) per cui si può ipotizzare  che ne siano state stampate poche copie e che chi ce l'ha se lo tenga ben stretto.  Quindi è stato con viva sorpresa che ho saputo dalle pagine del Corriere Valsesiano della presenza presso il comune di Fobello di tre album contenenti le fotografie originali scattate dal Fadilla durante il suo viaggio. Poi grazie all'architetto Enrica Ballarè, venuta in biblioteca a cercare materiale utile per la stesura dei testi, ho saputo che le foto, debitamente restaurate e digitalizzate, sarebbero state pubblicate in un libro, e così, finalmente, avrei potuto associare un luogo preciso ad ogni didascalia dell'opuscolo.


Il risultato è stato una sorpresa perché si è ottenuto un volume  molto ricco di contenuti, come ci rivela il titolo: “Da Varallo a Macugnaga passando per Fobello e Baranca. 1887-1888. Le fotografie di Ugolino Fadilla. Considerazioni di un meraviglioso viaggio alpino” a cura di Enrica Ballarè. Le considerazioni menzionate spaziano dalla tecnica fotografica utilizzata all'epoca per scattare le foto, all'analisi di come si svolgeva la vita quotidiana e quali erano le tradizioni nella val Mastallone di fine 800,  a come era l'andare tra i monti  e ai cambiamenti nel paesaggio avvenuti in seguito ad interventi antropologici  e naturali   a partire dagli anni in cui si è svolto il viaggio del Fadilla  fino ai giorni nostri. Per questi testi l'architetto  Ballarè  si è avvalsa della collaborazione di uno staff di studiosi  come Daniele Regis, Marco Negri, Enrico Rizzetti, Marco Giardino, Gianni Mortara, ognuno dei quali ha trattato precisi argomenti legati al periodo e ai luoghi riprodotti negli album. Le molte foto del Fadilla utilizzate per integrare questi testi, mettono in risalto alcuni particolari che  nel catalogo iconografico che conclude la pubblicazione, sfuggono all'occhio dei meno attenti solo perché stampate più piccole. Ma c'è molto da osservare, anche perché se sull’opuscolo presente in biblioteca le didascalie sono 123, nei tre album di Fobello le foto sono 235, segno evidente che qui sono compresi tutti gli scatti fatti durante il viaggio e non solo una selezione come risultava dall’opuscolo. Ecco allora che vediamo lo Stabilimento idroterapico di Varallo in fase di costruzione, il Piano delle Fate con il sentiero che sale verso Brugaro,  i tetti di paglia di due case alla Ferrera e la galleria scavata nella roccia poco prima dell'abitato, la segheria al Gulotto di Fobello, il lago di Baranca e l'albergo Alpino, e poi ritratti e  scene rubate alla vita quotidiana degli abitanti in ogni località della valle. Le foto non sono limitate al territorio di Fobello ma l'autore ha fatto anche brevi visite a Rimella, ove ha immortalato la chiesa della Madonna del Rumore, la frazione Grondo, e altre vedute. Tornato a Fobello è salito fino a  Cervatto  dove ha immortalato il paese col suo castello recandosi poi fino a villa Banfi.  L'ultima foto della zona di Fobello è scattata al Col d'Egua, poi più nulla fino a Pecetto di Macugnaga, dove gli scatti  del Fadilla si sono sparpagliati tra le case walser e i dintorni. Qualche foto riprende il torrente Tombach che attraversa Macugnaga, in piena. E' forse da attribuire al brutto tempo la mancanza di foto nel percorso tra il Col d'Egua e Pecetto? Possibile che Carcoforo e l'alta val Quarazza non gli abbiano suscitato nessuna ispirazione? Non lo sapremo mai. Arrivato a Macugnaga, il Fadilla ha documentato molto bene l'ascensione  al Nuovo Weissthor  e su alcune foto si vede anche il nuovo rifugio che la nostra sezione e la sezione Ossolana del Cai avevano costruito nel 1891.  Non mi quadra la data della costruzione  del rifugio con quella del viaggio, ma credo che il Fadilla  sia tornato a Macugnaga in un secondo momento ed abbia aggiunto solo successivamente queste foto: non è un problema importante. L'importante è avere questa stupenda documentazione fotografica, che ci apre una finestra su com'erano la  val Mastallone e Macugnaga 130 anni fa. E più importante ancora è che il comune di Fobello come promotore, il Lions Club come editore, e gli autori abbiamo avuto la splendida idea di fare in modo che tutti avessero la possibilità di giovarsi del frutto del lavoro  di un fotografo “dilettante”, (che, a giudicare dal risultato ottenuto, tanto  dilettante non era), ma che si è rivelato un viaggiatore molto attento a tutto quanto lo circondava.

 

martedì 17 novembre 2020

Romanzo sul futuro.

 Riprendiamo dopo una pausa estiva la pubblicazione delle recensioni di libri sulla montagna. 

Il tema scelto, lo sviluppo turistico in montagna, è un argomento molto delicato e da decenni divide le persone che amano la montagna in due fazioni opposte che si possono riassumere con Pro e Contro il turismo di massa. Lungi dal ritenere di avere in tasca  la soluzione al dilemma, vorrei provare seppur alla lontana, ad affrontare  l'argomento.
Vivendo in un piccolo paesino di montagna, so quali sono le difficoltà che si affrontano quotidianamente per vivere a 1200 m di quota. Recarsi al lavoro a più di 25 km di distanza e a circa 700 m di quota più in basso impone levatacce mattutine che possono essere peggiorate solo dal fatto che in inverno a casa nevica e al lavoro piove e quindi ci si deve alzare ancor prima del solito per spalare la neve ed arrivare all'auto per poi  mettersi in strada e non sapere se si arriva a destinazione perchè magari una valanga ha interrotto il transito.  A rendere più difficili le cose ci sono anche l'isolamento forzato, la luce che va via a causa di una pianta caduta sui fili e la consapevolezza che pure d'estate sono sempre 20  i km che bisogna percorrere per arrivare alla farmacia, al supermercato, all'edicola, al negozio di scarpe, al cinema  e a tutto il resto. I servizi  mancano e  gli asili e la scuola sono sempre ai classici 20 km di distanza.  No, non è facile vivere in montagna. Ma se si vuole il contatto con la natura, con aria e acqua pulite, se si vuole fare una camminata tra pascoli e boschi senza utilizzare l'auto neanche per fare un km, se si vogliono i paesaggi incontaminati, se si vuole vivere in un ambiente dove, quando  hai bisogno di aiuto, tutti si fanno avanti, anche chi non ti parla da anni, e sopratutto se si vuole vivere dove rimane il cuore tra un fine settimana e l'altro e si è consapevoli dei disagi ai quali si va incontro, allora la vita in montagna, per lo meno su alcune montagne,  è quel che fa per noi. Poi c'è l'altra  montagna, quella che è talmente sfruttata turisticamente, tanto da diventare una sorta di città in quota in continua espansione, perdendo gran parte della poesia del viverci, ma dove la vita è un po' più facile perchè tutto è a portata di mano. A guardare un po' più lontano dal proprio proverbiale naso, c'è da porsi due  domande. La primariguarda il  come andrà a finire nei centri alpini quando non si sarà più posto per nuovi impianti, nuovi alberghi e nuove case? Forse c'è un momento in cui gli amministratori di questi comuni devono avere il coraggio di dire BASTA!! Basta a nuovi impianti, alle nuove case, ai nuovi alberghi, ai nuovi negozi, all'eterna rincorsa dell' "Io, centro turistico, offro a chi viene da me una cosa che tu, altro centro turistico, non hai!"  Però non conosco nessun posto dove finora sia stato pronunciato questo basta, e  la corsa continua. La seconda domanda è sul come saranno invece  i piccoli paesi che vivono solo delle proprie risorse e non hanno, o non vogliono avere, ricchezze territoriali da sfruttare a favore del turismo di massa? Io credo che posti come Cervinia, Madonna di Campiglio, Courmayeur, e i tantissimi altri centri alpini famosi,  non avendo il coraggio di dire quel basta menzionato prima, tra cento anni saranno ancora pronti ad ospitare le folle di turisti, mentre i  piccoli paesini, come quello dove abito,  che attualmente vivono un turismo di nicchia limitato a poche persone, magari emigranti che tornano sul suolo natio per le vacanze,  tra un secolo, ma anche meno, nella migliore delle ipotesi saranno abitati solo d'estate, o magari addirittura spopolati.

Tutta questa premessa per introdurre l'ultima fatica di Marco Sartori dal titolo Il mistero della montagna edito da Spunto Editori nel 2014. 


Ambientato nella Val Grande di Lanzo e più precisamente a Chialamberto negli anni 70 del secolo scorso, è un romanzo che ha tutti i personaggi del caso: c'è Arnaldo Defendini, ingegnere e imprenditore di successo che vuole portare il turismo invernale nel comune e che sogna la costruzione di piste da sci e di un abergo, il tutto con la speranza di riempire di denaro non solo le tasche degli abitanti della valle, ma anche, e sopratutto, le proprie; c'è Aurora la segretaria totalmente spaesata nell'ambiente naturale che si presta agli incarichi più strani per evitare un ipotetico licenziamento, ci sono il sindaco favorevole al cambiamento  e i compaesani tra i quali c'è anche chi non è convinto; c'è  l'oste che fatica a tirare avanti con l'unico albergo del paese diventato fatiscente e che spera in una ritrutturazione. C'è anche Findalo un ragazzo, quasi un folletto, che abita nei boschi della valle e li conosce alla perfezione,  personaggio un po' misterioso un po' fantastico che alla fine riuscirà a sistemare le cose; e infine c'è la Signora della montagna, che dona un che di magico a tutta la storia.

Sono 251 pagine dalla lettura molto piacevole che ricordano, seppure in maniera molto blanda, il dilemma che alcune località di montagna hanno dovuto affrontare in passato, quando  propio quella neve che fino al giorno prima li isolava dal mondo,  li avrebbe proiettati verso un domani dalla vita più facile, combattendo, almeno in parte, lo spopolamento del paese ma al prezzo altissimo della perdita della propria identità fatta di  antichi valori e centenarie tradizioni. 

Una cosa però non l'ho capita ed è il particolare rgiuardo che l'autore ha riservato a Defendini scrivendo sempre ingegnere con la i maiuscola, mentre segretaria, personaggio senz'altro più simpatico è sempre scritto minuscolo. Che sia un errore di battitura sfuggito al correttore di bozze o  fatto apposta per sottolineare l'importanza di un personaggio arrogante, ambizioso e senza scrupoli?