lunedì 13 aprile 2020

dopo coronavirus.. in autunno...magari... speriamo


Siamo in emergenza, nessuno può andare dove vuole e si esce di casa solo per giustificati motivi. Sono ormai decenni che sulle montagne non si sentiva un simile silenzio, una così profonda solitudine. Il periodo che stiamo attraversando è destinato, almeno per un certo periodo, a cambiare il nostro modo di vivere. Una cosa però rimarrà invariata: la nostra voglia di andar per monti, acuita da tutto questo più che giustificato #iorestoacasa. Chissà se e quando potremo regalarci qualche giorno a zonzo per l'Italia con lo zaino in spalla ? Chissà quando e come riusciremo a ritornar per monti? Per gli inveterati dell'andar per monti  oltralpe verso nazioni più o meno vicine, o magari verso continenti certamente più lontani, ma non solo per loro, questa è l'occasione per riscoprire alcuni cammini in Italia  che, come varietà di paesaggio e facilità di percorrenza, non hanno nulla da invidiare a quelli più famosi situati all'estero.
Ne ho selezionati 4 dislocati negli Appennini, tra Emilia Romagna e Basilicata, descritti in altrettante guide pubblicate da Terre di Mezzo nella collana Percorsi.

Partendo da nord a sud la prima guida riguarda la Via degli Dei di Simone Frognani  che invita gli escursionisti a recarsi da Bologna a Firenze attraverso i passi della Futa e dell'Osteria Bruciata lungo antichi sentieri che hanno visto nei secoli i mercanti trasportare la propria merce dal Mar Mediterraneo verso le città della Pianura Padana. La via, che inizia in Piazza Maggiore a Bologna e termina a Firenze in Piazza della Signoria, ha segnalazione dedicata, e ricalca per il 65% la Via Flaminia Militare. Richiede 6 giorni di viaggio e ricopre una distanza totale di poco più di 121 km dei quali il 20% sono su strade secondarie con fondo asfaltato mentre il resto è su strada sterrata e sentieri. La quota massima raggiunta è 1200 m. La guida, come tutte quelle di questa collana, è ben articolata: a una prima parte nella quale viene brevemente raccontato come è nato questo tracciato e alcune tappe sull'iter seguito per arrivare all'ufficializzazione del percorso, seguono alcune pagine con importanti consigli rivolti a chi si appresta a percorrerla. Anche la descrizione è accurata con le mappe dei percorsi delle singole tappe, con indicazioni sia pratiche, come lunghezza percorso, dislivello e orario, sia di  carattere logistico come dove dormire o chiedere informazioni turistiche della zona ecc. Sono inoltre  presenti interessanti specchietti di approfondimento su curiosità storiche e naturalistiche  e un utilissimo suggerimento sui principali  luoghi da visitare. Sulla guida sono anche indicate varianti per chi volesse affrontare il tragitto in bicicletta. Nelle ultime pagine è riportato il percorso inverso aggiungendo  così ulteriori informazioni sulla via. Prima di partire e per saperne di più indispensabile consultare il sito www.viadeglidei.it

La seconda camminata che vi propongo è Di qui passò Francesco : 360 km tra Verna, Gubbio, Assisi ... Rieti. di Angela Maria Seracchioli, giunta nel 2018 alla 7. edizione. La prima cosa che balza agli occhi di chi apre questa guida è la completezza: in 223 pagine abbiamo una guida escursionistica, una
per chi sceglie di spostarsi a cavallo, con gli asini e in mountain bike, e una per chi ha a disposizione solo la bici da strada.  L'impostazione delle info di base è uguale a quella del precedente libro e allora parliamo un po' dell'itinerario a piedi. Si parte a piedi dal Santuario della Verna, raggiungibile in circa 20 minuti di cammino da Chiusi, dove possiamo lasciare l 'auto perchè è facilmente raggiungibile coi mezzi pubblici che si utlizzeranno per il ritorno. 18 giorni di cammino dopo, ma si può suddividere il percorso  in periodi più brevi, dopo aver visitato San Sepolcro, Città di Castello, Gubbio, Pietralunga, Spoleto e un mucchio di altri posti legati alla vita di San Francesco i nostri scarponi ci avranno portato  a Rieti e più precisamente a Poggio Bustone, circa 16 km dopo Rieti. Per chi si sposta a cavallo, con gli asini o in MTB il n. delle tappe è sceso a 15 ma è salito il numero di km per tappa.  In alcuni tratti il percorso combacia con quello precedente, in altri invece le varianti  fanno riscoprire altri angoli caratteristici dell'Umbria.
Ancora meno tempo occorre per  fare il percorso con la bici da strada: solo 7 giorni. Anche in questo caso si allunga la percorrenza delle tappe che va dai 31 km della prima ai 78 della 5. Assisi- Romita di Cesi. Percorrere questo tracciato dal profondo valore religioso permette di riscoprire vallate con foreste millenarie, con suggestivi eremi, ricche di storia e cultura. Maggiori  info sul sito www.diquipassofrancesco.it o alla pagina fb Amici del cammino di qui passò Francesco.

Quasi in parallelo alla via appena descritta abbiamo scelto il Cammino delle Terre Mutate, di Enrico Sgarella, un  titolo singolare per indicare un territorio che nel tempo ha subito gravi cambiamenti. A farlo mutare sono stati i terremoti che a più riprese a partire dal 1997 hanno interessato questa zona divisa tra quattro regioni: Marche, Umbria, Abruzzo e Lazio. Le prime righe scritte nel libro recitano: "Il Cammino delle Tere Mutate, può essere definito, senza timore di eccedere, il primo itinerario escursionistico solidale d'Italia..." Mi pare un buon motivo per andare a farci un giro. Si parte da Fabriano, città famosa per le sue cartiere per arrivare a L'Aquila dopo 14 giorni e  257 km. passando per luoghi incantevoli come la Piana di Castelluccio, Norcia, Amatrice, Arcuata del Tronto e tanti altri. Si attraversano anche  due parchi: quello dei Sibillini e quello del Gran Sasso che con i loro panorami grandiosi e ricchi non mancheranno di allietare il nostro passaggio laciandoci un indimenticabile ricordo di queste terre tanto duramente  provate dal destino, quanto pronte per una difficile rinascita. Il tracciato si svolge sulla dorsale appenninica e attraversando quattro regioni è soggetto a condizioni climatiche molto variabili. Alle campagne marchigiane con clima più mite, seguono alcune tappe prettamente montane con altitudini che sfiorano i 1600 m di quota. La lunghezza delle tappe varia dai 9 km  (Collebrincioni - Aquila ultima tappa) ai 25,6 km (Mascioni - Collebrincioni, penultima tappa) ma anche le altre vanno affrontate con un poco di allenamento e circa il 80% del percorso è su strada sterrata e mulattiere. Il Cammino è nato grazie all'impegno di tre associazioni: Movinento Tellurico, trekking, ecologia e solidarietà: www.movimentotellurico.it; Associazione proletari escursionisti (APE) Sezione di Roma: ape.alveare.it e infine Federtrek escursionismo e ambiente: www.federtrek.org. a loro ci si può rivolgere per ulteriori info.

Decisamente più a sud si trova il Cammino Materano un tracciato che in una settimana ci condurrà da Bari a Matera ricalcando quello che era l'antica via Peuceta. Matera è punto di arrivo di ben cinque antiche vie: la via  Lucana che arriva a Paestum; la Via Ellenica conduce a Brindisi; la Via
Sveva che la collega a Trani e la via Dauna che termina a Trani. Una terra particolarmente ricca di storia, dove chi ama ripercorrere gli antichi sentieri, troverà pane per i propri denti.
Il percorso totale è di 168 km percorribili in 7 giorni. La famigerata tappa lunga è l'ultima: quando saremo un po' stanchi e molto allenati e dovremo camminare per quasi 30 km per portarci dal Santuario di Santa Maria di Picciano a Matera. La notizia bella è che a questa tappa c'è una variante che quasi dimezza il percorso a 17 km, ma si cammina quasi sempre su asfalto. Una delle cose assolutamente da vedere nel percorso lungo è la Riserva naturale orientata Oasi di San Giuliano: situata sul lago omonimo è una delle più importanti zone umide della Basilicata. Nel 2006 sulle rive dal lago è stato rinvenuto uno scheletro di balenottera risalente al Pleistocene. Sono tante le cose da vedere lungo questo tracciato e ancor più quelle da assaggiare: il pane di Altamura, le olive termite di Bitetto, il cece nero di Cassano, il lampascione...  Anche in questo caso un sito internet ci può orientare nella scelta di questo percorso rispetto altri, su www.camminomaterano.it tutte le info che possono esserci d'aiuto lungo il tragitto.

Qualunque sia  il trekking scelto non dimenticate prima della partenza di chiedere la credenziale del cammino, estendibile anche ai nostri cagnolini che ci accompagnano. 
C'è anche un'app.:  percorsiditerre.it molto utile per chi vuole avere a portata di mano tutte le info del trekking.

Riassumendo:
Guida alla Via deli Dei, da Bologna a Firenze e ritorno; Simone Frignani, 2018
Di qui passò Francesco; Angela Maria Seracchioli, 2018
Il Cammino delle Terre mutate; Enrico Sgarella, 2019
Il Cammino materano lungo la via Peuceta; Angelofabio Attolico, Claudio Focarazzo e Lorenzo Lozito, 2019
Tutte le guide sono edite da Terre di mezzo con sede a Milano.

sabato 4 aprile 2020

L' avventura gli "sfrosit"

Contrabbando: una parola che evoca non solo gli enormi quantitativi di droga e altre merci importate illegalmente che periodicamente  le Forze dell'Ordine sequestrano a trafficanti senza scrupoli. Nelle terre di confine, in particolare quelle situate tra Italia e Svizzera, fino a pochi decenni fa, questa parola indicava un "lavoro" che spesse volte faceva la differenza tra l'avere due pasti in tavola e il potersi permettere l'acquisto di quanto serviva alle necessità quotidiane e la fame e  la povertà che spesso obbligavano le popolazioni di montagna all'espatrio forzato verso le città o luoghi anche lontani.
Tra la fine del 19° secolo e i primi decenni del 20° moltti colli delle Alpi  Pennine, delle Lepontine, e delle Retiche furono attraversati da gruppi di persone che trasportavano grossi carichi di merci alcuni dei quali arrivavano a pesare anche 40 kg,  che poi venivano vendute "sottobanco" al di qua o al di là del confine.Ad essere trasportati verso la Svizzera erano sopratutto  riso, gomme di biciclette, suole Vibram, salumi;  verso l'Italia sigarette, caffè, zucchero, tabacco, sale. Era un mondo, quello degli "Sfrosit" chiamati anche "Spalloni", che aveva un suo codice etico, al qual non era permesso sgarrare. Era una realtà dalle mille sfaccettarure dove contrabbandieri, popolazione e guardia confinaria erano, a seconda delle circostanze,  amici,  nemici o complici.
Dalle ricerche fatte è emerso che tra Ossola e Svizzera, partendo dalla  nostra vicina Valle Anzasca salendo verso nord fino al passo di Gries e scendendo poi fino alla Val Grande e alle montagne sopra Verbania, sono stati censiti ben 36 passaggi tra colli e canaloni che, più o meno frequentemente, furono percorsi dagli sfrosit nei loro viaggi. Potevano essere passaggi facili tipo il passo di Antigine tra la valle Anzasca e la valle di Saas o più difficili come il canalone di Gondo:  se salite verso il passo del Sempione, appena superato Gondo, la parete quasi a picco  che sovrasta le case presenta una grossa spaccatura, un ripido canalone ben visibile dal tratto di strada tra i due tornanti a monte dell'abitato. Già alla luce del giorno ha un aspetto un po' inquetante, pensate a farlo di notte, senza luna e con 30 o più kg in spalla: all'epoca era una delle vie più sicure, adesso per gli escursionisti di oggi è una via ferrata.
L'importanza di questo fenomeno è stata tale che ha  lasciato dietro sè una serie di nomi di montagne che gli rimarranno perennemente associati:   tra l'alpe Veglia e la val Divedro ci sono un pizzo Zucchero e un pizzo Caffè, sopra il Devero c'è un passo del Contrabbandiere, mentre un altro pizzo Zucchero è presente in valle Onsernone.
Ci sono altri luoghi diventati un simbolo del contrabbando, come il già menzionalto  passo di Antigine nei pressi del più famoso passo di Monte Moro, dove ogni anno si celebra una messa per tutti i contrabbandieri e i finanzieri periti sulle montagne. Un po' più facile invece  è arrivare a Macugnaga dove è stato allestito  il Museo del Contrabbandiere, ma sparpagliati ai piedi delle Alpi ce ne sono parecchi, in Val d'Intelvi, a Erbonne e molti altri.
Tutto questo ci viene raccontato da Erminio Ferrari, giornalista e scrittore di Cannobio, nel suo libro "Contrabbandieri. Uomini e bricolle tra Ossola, Ticino e Vallese" frutto di un'accurata ricerca su questo mondo, ottenuta intervistando gli ultimi protagonisti e analizzando scrupolosamente una montagna di documenti inerenti il contrabbando nel territorio dell'Ossola in  Piemonte. Grazie a lui abbiamo la possibilità di riscoprire questo mondo, fatto di fame, di avventura, di solidarietà e di aiuto, che se fino a pochi anni fa era  un po' dimenticato, ora  ha il potere di  sorprenderci anche svelando   le astuzie che ambedue le parti mettevano in atto per vincere la lotta.  Al termine del libro, uno degli ex contrabbandieri intervistati ha affermato di aver smesso coi viaggi quando si è reso conto che avrebbe dovuto andare in giro armato con il rischio di diventare un assassino, mentre un altro  ha affermato di avere cambiato vita perchè il contrabbando era finito in mano a gente che aveva solo la volontà del profitto facile e a tutti i costi, e quando nelle bricolle la droga aveva preso il posto  del riso, dello zucchero e delle altre merci.


Se quella di Ferrari è da considerarsi una preziosa documentazione, l'argomento, sotto forma di romanzo d'avventura, è stato ripreso anche in un suo  altro testo dal titolo "Passavano di là". E' un breve romanzo ambientato in valle di Bognanco. Il protagonista è l'anziano Meco  attorno al quale gravita la vita di un nugolo di persone. Filo conduttore del libro è l'aiuto che Meco dà a un marocchino che deve attraversare un colle per rifugiarsi i Svizzera.

Nel 1997 è uscito "Nel sole zingaro" di Benito Mazzi. E' una antologia di racconti che l'autore ha raccolto in giro per la valle Vigezzo. Sono i ricordi dei giorni che l'autore ha passato in compagnia della nonna che gestiva un'osteria a Meis e sono aneddoti raccolti dalle testimonianze di contrabbandieri nel corso di decenni di ricerche sul posto.

Un po' più ad est sono ambientate le vicende raccontate in "Sul confine" di Alberto Anzani dal quale è stato tratto anche un dvd. E' un libro singolare, ambientato a Cernobbio e sulle alture della sponda occidentale del lago di Como nel quale l'autore raccontata in prima persona testimonianze raccolte  durante anni di ricerche. Anche in queste pagine emerge  a volte l'aiuto reciproco che le due fazioni si davano reciprocamente: a volte erano gli spalloni che lasciavano una parte del carico, altre erano i finanzieri che chiudevano un occhio al passaggio degli sfrosit, il tutto per trovare un equilibrio tra le necessità degli uni e i doveri degli altri.

Spero di avere suscitato la vostra curiosità, perchè sono quattro libri che meritano veramente di essere letti.

Erminio Ferrari: Contrabbandieri. Uomini e bricolle tra Ossola, Ticino e Vallese; Verbania: Tararà, 2002 (2. Ed.)
Erminio Ferrari: Passavano di là; Bellinzona: Casagrande, 2002
Benito Mazzi: Nel sole zingaro: storie di contrabbandieri; Novara: Interlinea, 1997
Alberto Anzani: Sul confine; Como: Sax Editore,  2005